Qualcosa di nuovo: il perché dietro alle tradizioni

tradizioni nuziali

Noi dell’Atelier Elena Colonna siamo napoletani, e se c’è qualcosa che i napoletani rispettano sono le tradizioni. Anche quelle importate.

In Italia abbiamo tante tradizioni che ci sono arrivate dall’estero, e la tradizione secondo la quale ogni sposa debba indossare “Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo. Qualcosa di imprestato e qualcosa di blu” è una di queste. Essa è infatti anglosassone.

In particolare, il detto formulato come lo conosciamo noi è la prima strofa di una canzone che dettaglia cosa ogni sposa debba indossare per benedire il proprio matrimonio e renderlo fortunato. Ma le origini di questa usanza risalgono a molto prima della canzone.

Nel dettaglio la strofa recita:
“Something old, something new. Something borrowed, something blue. And a [silver] sixpence in her shoe.”

Che tradotto in italiano diventa appunto il nostro “Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo. Qualcosa di imprestato e qualcosa di blu”, ma aggiunge anche “e una moneta da sessanta penny d’argento in una scarpa” riferendosi all’ultimo ingrediente necessario per garantire un matrimonio fortunato.

Ma come mai gli elementi erano proprio questi? E perché non introdurre qualcosa di giallo, o rosso, piuttosto che blu?

Andiamo con ordine.

“Qualcosa di vecchio”

Il primo riferimento a questa strofa risale al 1876, ma la prima spiegazione della strofa può essere trovata in un’antologia di racconti folkloristici del 1898.

In questa antologia si menziona come “qualcosa di vecchio” sia necessario per distrarre il Malocchio dalla coppia.
Il matrimonio è  però anche un atto solenne che vede la separazione dei neoconiugi dalla propria famiglia di origine per cominciarne una propria, ed è per questo che si pensa che qualcosa di vecchio indossato dalla sposa serva per simboleggiare le origini della sposa stessa e il suo legame con la famiglia di origine. Qualcosa di vecchio servirebbe inoltre per proteggere i figli della felice coppia.

A Napoli, la famiglia è tanto. Tutto. E a noi piace credere a questa versione. 

“Qualcosa di nuovo”

A meno che la sposa non usi il vestito di famiglia, di solito all’Atelier Elena Colonna noi provvediamo il “qualcosa di nuovo”, e lo facciamo con orgoglio sapendo quello che rappresenta. Qualcosa di nuovo ha infatti il compito di augurare un futuro radioso e ricco di ottimismo. È una grande responsabilità, che noi prendiamo molto sul serio.  Al giorno d’oggi tutto può rappresentare il “qualcosa di nuovo”, ma noi siamo legati alle tradizioni e ci piace ancora pensare che siano i vestiti che realizziamo per voi ad avere il potere di portare gioia nel vostro futuro.

“Qualcosa di prestato”

Tante spose si fanno prestare gli orecchini, o un braccialetto, dalla mamma o dalla migliore amica, ma attenzione: l’usanza vuole che l’oggetto non venga preso in prestito da una persona qualunque, bensì da qualcuno di felicemente sposato affinché la fortuna che illumina l’amore della coppia in oggetto possa splendere anche sui neosposi.

Quindi valutate bene da chi prendete l’oggetto. Non perché la vostra migliore amica non vada bene, ma perché essendo questo oggetto simbolo di amore deve essere prestato da una persona che vi ami veramente e voglia la vostra felicità.

“Qualcosa di blu”

Se qualcosa di vecchio può avere molte interpretazioni, lo stesso vale per qualcosa di blu, anche se secondo l’antologia di racconti che abbiamo citato prima la funzione del blu è quella di tenere lontano dalla sposa il Malocchio. Se anche non siete mai stati a Napoli, saprete per fama che qua noi prendiamo sul serio il Malocchio. È quindi curioso vedere come ogni cultura condivida lo stesso concetto. Inutile dire che non è obbligatorio mettere qualcosa di blu, ovviamente, ma se si crede a questa versione è altamente consigliato.

È consigliato anche se si crede all’altra versione. Secondo una seconda variante, infatti, il blu simbolizzerebbe amore, purezza e fedeltà e indossare qualcosa di blu – solitamente una giarrettiera – durante le nozze garantirebbe che questi valori accompagnino la coppia per tutta la durata del matrimonio.

E poi?

Le usanze attorno al grande giorno sono molte: si dice che il bouquet delle spose serva a scacciare gli spiriti maligni, e le damigelle d’onore originariamente vestivano di bianco così da confondere chiunque volesse augurare male alla felice coppia e sviare eventuali maledizioni.

All’Atelier siamo fieri della parte che facciamo nell’augurare felicità alla coppia, ed è per questo che cerchiamo sempre di superarci – e per i modelli, e per la qualità dei vestiti.

Come ha una tradizione il rito del matrimonio, abbiamo una tradizione anche noi come Atelier, ed è perché portiamo con fierezza avanti questa tradizione che ci siamo sentiti di variare un po’ dal solito contenuto.

Se questa variazione vi è piaciuta, fatecelo sapere nei commenti.

Prima di concludere l’articolo, però, rispondiamo alla domanda che i più attenti di voi si staranno ponendo: e la moneta nella scarpa?

La moneta nella scarpa è un’aggiunta tarda alla filastrocca. Risale infatti al periodo vittoriano, e prevede che la sposa metta una moneta da sei scellini rigorosamente nella scarpa sinistra. E se il blu difende dal malocchio, anche la moneta d’argento difende, anche se da qualcosa di più concreto. Tutte le donne di questo mondo hanno spezzato il cuore a qualche pretendente, ed è proprio da questi pretendenti rifiutati che la moneta da sessanta penny doveva proteggere la sposa. Essendo soldi, ovviamente, avevano anche il ruolo di augurare prosperità, ma principalmente il problema erano i pretendenti.

D’altronde, nessuno sa meglio di noi quanto sono incantevoli le spose.

Qualcosa di nuovo: il perché dietro alle tradizioni

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